Claudio Gobbi, coordinatore di Aosta per Fondazione Telethon, racconta: «Possiamo contare sulla sensibilità di una popolazione che ha sempre risposto con grande entusiasmo alle nostre iniziative».
«Hai presente il caffè sospeso di tradizione napoletana? Ecco, noi lo abbiamo riproposto in Valle d’Aosta ed ha avuto un grande successo». Claudio Gobbi, ex operaio specializzato cresciuto professionalmente (e rimasto per ben 44 anni) in una cosiddetta «boita», ovvero una piccola azienda artigianale come ne esistono tante in Piemonte, intrattiene con Telethon un rapporto più che ventennale.
«Il primo contatto con la Fondazione è avvenuto in occasione del trasferimento, con la famiglia, da Torino, dove sono nato, a Lauriano, sempre nel torinese – racconta Claudio – qui ho conosciuto Renato Dutto, all’epoca coordinatore di quell’area, con cui, dopo un periodo di avvicinamento alle attività di Telethon, ho iniziato a collaborare in qualità di suo vice».
Tanti i banchetti di raccolta organizzati tra Chivasso e Casale Monferrato, molti in collaborazione con la Uildm locale, e non solo, e sempre con il coinvolgimento di moglie e figlio. Poi il salto al ruolo di coordinatore di Aosta, che vuol dire assumere praticamente la responsabilità di tutta la regione Valle d’Aosta. «Ho in qualche modo ereditato il posto di Renato, potendo anche contare sull’appoggio di tanti amici nella Valle e sulla sensibilità di una popolazione che ha sempre risposto con grande entusiasmo alle nostre iniziative».
Quest’anno, dopo lo stop forzato imposto dalla pandemia, sono tornate le giornate Telethon a La Thuile. «Gli impianti di risalita del Piccolo San Bernardo ci hanno dato una grossa mano, rendendosi disponibili a sostenere la nostra manifestazione e la raccolta ha avuto un esito inaspettatamente positivo» sottolinea con soddisfazione.
Per lui, come per tutti i volontari e le volontarie che, con ammirevole impegno, offrono il proprio gratuito contributo a sostegno della ricerca scientifica, è la rete territoriale che conta: «Collaboriamo da sempre con le Avis del territorio. Il mio ringraziamento va soprattutto alle sezioni di Chatillon, Fenis e Villeneuve, al Gruppo Avis di Valtournenche, ma anche all’Associazione Amici della Terza Età, alla Commanderie dell’Ordre International des Anysetiers, alle validissime Pro Loco del territorio e ai tanti volontari che non ci fanno mancare il loro appoggio».
Oggi che la moglie di Claudio non c’è più, è il figlio Davide, 34 anni, a fare da spalla per ogni iniziativa del padre a sostegno della ricerca scientifica.
Il mio intento è quello di estendere quanto più possibile la rete di comuni, grandi e piccoli, in cui poter portare il messaggio di competenza, responsabilità e speranza di Telethon.
«Ad oggi sono circa 16, ma spero che per il prossimo inverno siano almeno una ventina. Per questo oltretutto, mi piacerebbe incrementare il rapporto con i ricercatori e le famiglie “rare” del territorio, la cui testimonianza risulta fondamentale per entrare profondamente nel senso della missione di Telethon».
A Claudio non mancano sicuramente entusiasmo e voglia di fare, e siamo sicuri che i suoi obiettivi «espansionistici» si trasformeranno presto in una bellissima realtà.